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Il ciclismo e l’Africa

Fuori Tempo Massimo” spettacolo teatrale sul ciclismo organizzato dall’Associazione occhi sul Terzo Mondo, in occasione dei suoi vent’ anni. Si terrà Il 15 marzo al cinema Troisi di San Donato Milanese. La rappresentazione è ispirata al libro “La corsa più pazza del mondo” di Marco Pastonesi, giornalista della Gazzetta.

Il libro narra degli episodi del tour du Faso, il tour del Burkina Faso, dove ciclisti alle prime armi, che non possono allenarsi troppo per non rischiare di forare le gomme in gara, si radunano per percorrere 1270 km di buche, sassi, binari, polvere.

In Africa, chi partecipa al Tour del Burkina Faso, europeo o indigeno che sia, vi trova una ragione di vita. Vi trova l’entusiasmo di una corsa avventurosa, il rischio, la consapevolezza che un ostacolo o un disagio stanno dietro l’angolo, per non parlare della fatica immane di pedalare con 35 gradi all’ombra.

Nella rappresentazione teatrale ripercorriamo, grazie al toccante racconto di uno dei protagonisti, il ciclista Togolese Attivi Egui, le storie del Tour du Faso; ripercorriamo le storie dei vincitori di una giornata, di chi è stato costretto a ritirarsi e di chi non ha mollato, scandite dalla radiocronaca di una speaker sconclusionata ma appassionata ed entusiasta; parliamo dell’Africa, quel calderone di lingue e di culture, quel patrimonio di leggende e di storie che intrecciano passato e futuro, miseria e nobiltà d’animo, superstizione e progresso, solo alcune delle profonde incongruenze che lacerano questa terra e la rendono al tempo stesso così affascinante.

Infine, riportiamo alla vita le voci di alcuni grandi campioni.

Si tratta di un modo originale di parlare dell’Africa, credo, che va oltre gli stereotipi e mette in luce un aspetto poco conosciuto.

Io ho lavorato a lungo in Congo e in questa rappresentazione ho ritrovato la stessa voglia di mettersi in gioco, di partecipare e di vincere delle persone di li. Mi sembra che il Tour du Faso sia veramente una metafora del percorso di questo continente.

 

 

 

 

Fonte: Occhi Sul Terzo Mondo