Il tao della bicicletta
Da Ediciclo un bel libro di Julien Leblay, “Il tao della bicicletta – Piccole meditazioni ciclopediche”.
“”.. Il cicloviaggiatore è una creatura strana. Ciascuno di noi ne ha visto uno chiedere dell’acqua, passare davanti alla propria porta o fermarsi nella piazza del paese. Nei tratti segnati del suo viso, si legge una profonda serenità, una felicità immensa.
La sua mitezza è tale che si vorrebbe invitarlo a superare la soglia della propria porta. Dopo aver riempito la sua borraccia o averlo istruito sulla strada, lo si osserva gelosamente ripartire con spensieratezza e leggerezza.
Ma chi è? Chi è quest’uomo solitario che sembra così felice anche senza famiglia, senza amici, senza casa?
Sereno, generoso e a mille miglia dalla nostra società bulimica, il cicloviaggiatore erra dalle montagne alle pianure, dalle foreste ai deserti, senza preoccuparsi delle intemperie o delle terribili salite ai passi, o delle strade sabbiose o infangate. Supera i pericoli della strada, riceve la benedizione dei suoi anfitrioni e si lascia sedurre dallo slancio della sua bici che lo porta da nuove partenze a nuovi arrivi…”
Fonte : Ediciclo
Queste parole mi fanno venire in mente un piccolo episodio che ho vissuto. Nel 1996 mia moglie e io eravamo in viaggio in bicicletta verso Santiago de Compostela. Bici essenziale, pochissimo bagaglio. Ci fermammo a riposarci in una piazzetta in cui si erano fermati anche un paio di grossi camper italiani. Subito le mamme, intenerite alla vista dei poveri cicloviandanti, ci offrirono caffè e conforto (in realtà eravamo in piena forma ma accettammo volentieri la cortesia spontanea dei connazionali). Seduti sul bordo del marciapiedi sorseggiavamo i nostri caffè sotto lo sguardo serio di uno dei figli, un bambino di 10, 11 anni. La madre, al vederlo così serio, gli chiese che cosa gli frullasse per la testa e il bimbo, tutto deciso: “Da grande voglio fare anche io come loro!” L’aura di serena e felice libertà che inconsapevomente emanavamo, doveva averlo conquistato!